TABELLINO
Genoa-Parma 2-0
(primo tempo 1-0)
MARCATORI: Iago Falque al 14′ p.t.; Pavoletti al 31′ s.t.
GENOA (3-4-3): Lamanna; Roncaglia, Burdisso, De Maio; També (dal 16′ s.t. Kucka), Rincon, Bertolacci (dal 37′ s.t. Mandragora), Bergdich; Iago, Borriello, Perotti. (Sommariva, Perin, Edenilson, Izzo, Laxalt, Lestienne, Niang). All. Gasperini.
PARMA (3-5-2): Mirante; Santacroce (dal 6′ s.t. Cassani), Lucarelli, Feddal; Varela, Lila (dal 35′ s.t. Mauri), Lodi (dal 19′ s.t. Jorquera), Nocerino, Gobbi; Belfodil, Ghezzal. (Iacobucci, Bajza, Costa, Esposito, Mauri, Mariga, Erlic, Taider, Coda, Palladino). All. Donadoni.
ARBITRO: Gavillucci di Latina
NOTE: ammoniti Lila (P), Roncaglia (G), Belfodil (P), Iago (G), Nocerino (P), Jorquera (P), Kucka (G), Lucarelli (P) per gioco scorretto.
Francesca Devincenzi
GENOVA – Non c’è romanticismo in una giornata senza sole, non c’è dolcezza quando il vento non lambisce il mare, non c’è gioia ma delusione nel cuore dei tifosi del Parma tornando da Marassi, accarezzato da panni stesi allo smog, case abbarbicate sui monti e speranze disilluse.
“Oggi Manenti ieri Tanzi buona fortuna tra i dilettanti”: così la curva di casa accoglie i gialloblù, e suona come un monito. Che si materializza quando con un gol per tempo il Genoa stende un Parma stanco, con poche idee e le gambe molli. Troppi gli impegni ravvicinati, troppa, forse, la tensione.
Ancora tanti i dubbi dopo le ultime notizie giunte tra ieri sera (leggi) e questa (leggi) mattina (leggi). Decidono Falque e Pavoletti, ma i ducali, se non per qualche tratto nella ripresa, non sono mai stati in partita.
Il Parma per continuare a rincorrere il miracolo, quello che ormai ha intenerito l’Italia oltre ad aver mosso sponsorizzazioni e istituzioni. Sognare non costa nulla, in fondo, quindi perchè non provarci.
Il Genoa per dare forma ad una stagione fin qui di alti e bassi, con una puntata in alto e una vorticosa ricaduta. I precedenti parlano di una pareggite abbastanza acuta e di tanta amarezza per i colori gialloblù.
SUBITO GENOA IN VANTAGGIO – Amarezza che viene rinfrescata al 14esimo, quando Borriello recupera una palla, entra in area e serve Iago Falque che col sinistro buca Mirante. Uno a zero Genoa, ed era nell’aria: gli uomini di Gasperini pressano molto alto e già al 6’ ed al 9’ avevano collezionato due occasioni da rete mancando di precisione sotto porta. Nell’occasione Borriello si fa male: primo cambio obbligato per i padroni di casa, al suo posto Pavoletti. Che ha al 16esimo un’occasione ghiottissima per raddoppiare, di testa, imbeccato da Perotti. Ma non inquadra il sette. Si gioca quasi ad una sola porta, Perotti imbecca Tambè e Feddal è costretto a chiudere in acrobazia, poi Pavoletti colpisce male: si deve attendere il 25esimo per vedere il Parma in avanti.
Prova a farsi vedere Ghezzal, conquistando generosamente una rimessa laterale, ma è un lampo nel buio. Mirante si supera sul secondo palo su Perotti, Varela prova a far salire i suoi ma sul contropiede il Genoa fa male: Falque serve Pavoletti solo davanti a Mirante, ma lattaccante sbaglia mira. Come De Maio un minuto dopo. E’ un bombardamento, più che una partita di pallone. Il Parma si affaccia in avanti al 44’: Ghezzal cerca di scambiare con Lila, ma Burdisso intercetta e chiude. Ed i gialloblù chiudono in avanti: Nocerino calcia di destro da fuori ma la difesa rimedia. Brutto, bruttissimo, primo tempo.
RIPRESA – Il secondo tempo inizia come era finito il primo: con la squadra di casa in avanti. Al 49esimo vola Mirante su un destro a giro di Perotti, poi prova a ripartire Ghezzal. Bel contropiede, riuscito anche l’intento di saltare Roncaglia, ma il tiro è alto. Un minuto prima del sessantesimo Cassani imbecca la testa di Ghezzal, che stacca bene bevendosi Tambè, ma la palla sfila larga. In campo c’è più equilibrio, e si rasenta la noia.
Metti l’orario, la primavera, l’infrasettimanale, il cielo azzurro e l’aria di mare, il profumo di pesce e la voglia di vacanza, ma il campo di emozioni ne da veramente poche. Al 62’ fischi e sussulti sono per il cambio in casa ducale, il secondo, dopo che Cassani era subentrato a un esausto Santacroce: dentro Jorquera, ex amato e applaudito, fuori Lodi, pure lui ex, ma fischiatissimo. Si fa vedere in avanti Varela, Lamanna intercetta. Ci prova Perotti, la palla va in curva. E’ un ping pong velleitario e noioso, una gara da fine di stagione senza fame ne orgoglio.
Il Parma è stanco, le gare ravvicinate pesano su gambe e testa, il Genoa, sazio. Ma prova a mettere in cassaforte i tre punti: prima Falque su punzione lambisce l’incrocio, poi Kucka di sinistro costringe Mirante alla parata di riflesso a palmo spalancato.
Al trentunesimo i padroni di casa chiudono i conti: Pavoletti entra in area, riceve da Perotti e di destro batte imparabilmente Mirante. La gara virtualmente è finita, ma si infiamma per un paio di interventi da “arancione”. Prima Jorquera manda Bertolacci fuori in barella, poi Kucka prova a rendere il favore a Varela. Volano gialli, e si accende una mezza scaramuccia. E Lucarelli si becca l’ammonizione per proteste.
Ma il campo ha poco altro da dire, se non che il Genoa passeggia un Parma troppo stanco.
“Io sono nato a Genova: funicolari, ascensori, creuze/ io sono nato a Genova città viva di troppe attese….” cantava Max Manfredi.
Forse questa volta troppe attese le hanno messe i tifosi del Parma, che avevano ricominciato a sognare una salvezza improbabile, e se ne tornano a casa senza sole, senza mare, senza speranza. Se non quella di un finale dignitoso, e di una ripartenza in B, a dispetto dell’augurio rossoblù, curatela fallimentare e Tribunale permettendo.