E’ arrivato a Parma come consulente fallimentare. In pratica, un ex sportivo di rango al servizio dei curatori, un intermediario tra squadra istituzioni del calcio e curatela stessa per salvare il salvabile, tradotto, la serie B. Questo è Demetrio Albertini, che si è presentato venerdì alla città.
“Ho accettato ben volentieri di incontrare i curatori fallimentari qualche settimana fa per un incontro di conoscenza, per sapere anche il mio punto di vista, e mi hanno chiesto la disponibilità a contribuire per una vicenda non positiva per il calcio italiano e per il Parma. Mi reputo un uomo delle istituzioni, avendo avuto un incarico prestigioso come questo mi fa piacere mettermi a disposizione per dare il mio contributo” – ha spiegato, mettendo a tacere le voci che lo vorrebbero chiamato dall’amico ed ex compagno Donadoni. “Io sono venuto tre-quattro volte a Parma prima ancora dell’incarico, ho sentito Donadoni circa un mese e mezzo fa, quindi quando ancora non c’era nessuna situazione aperta di questo tipo, e poi come tifoso e amante del calcio ho letto tante dichiarazioni. E’ una situazione difficile da poter inquadrare, non è sicuramente positiva per il nostro mondo, però credo anche che si debba cercare di capire qual è stata la gestione precedente, ma soprattutto provare a dare un futuro ed arrivare fino alla fine di questo campionato”.
LA SUA MISSIONE e IL SUO INCARICO – “Mi sembra molto semplice spiegarla con quello che mi hanno detto i curatori: la cosa più importante oggi è quella di arrivare ad avere le condizioni per finire il campionato, e dall’altra parte gestire un rapporto con la squadra che è importante, perchè è una squadra di calcio, non un’azienda. Il mio incarico è quello della gestione settimanale delle partite, dell’aspetto sportivo della squadra, anche se la cosa più importante sarà quella di Donadoni e dei giocatori. Quella della riduzione del debito sportivo è uno degli obbiettivi dei curatori fallimentari, poi quando ci sarà il momento per parlarne con i giocatori ne parleremo tutti assieme, non è solo una cosa mia”.
Anche se lui rimane un uomo “delle istituzioni”. “Mi ritengo istituzionale, ho avuto una chiamata istituzionale, quindi non da parte di una società privata” – precisa. “Non sono un Direttore Tecnico, credo che il Parma abbia Alessandro Melli, che è un caro amico, il Team Manager, ha i giocatori ed il Mister e quindi ha già questo tipo di figure. I miei referenti sono i due curatori fallimentari. I rapporti con Figc e Lega ci saranno se i curatori lo riterranno opportuno. Penso di sì, i miei trascorsi li conoscete, e i rapporti sono ottimi con tutte le istituzioni calcistiche”.
Anche se ci sono già stati degli incontri, dall’Aic, alla Lega fino alla Figc.”Io ricordo la telefonata con Donadoni, e ho detto che avevano un compito difficile, ovvero scegliere con senso di responsabilità se giocare o non giocare. Hanno preso decisioni importanti, e fino ad adesso si sono comportati da grande professionisti. Non so quanti stipendi hanno ricevuto, ma hanno comunque dato regolarità al campionato italiano. I rapporti con Tavecchio? E’ un po’ che non parlo con lui, ma non per questo non c’è un buon rapporto. Lui è la carica più importante del calcio italiano, ed in questo momento bisogna fare sistema”.
PREVALE L’OTTIMISMO, PARMA IN SERIE B – Quello di mettere il Parma in condizione di mantenere la Serie B è un obiettivo comune nostro e di Lega e Figc. Essere ottimisti è gratis, non costa niente, poi capisco che l’ottimismo può preventivare la delusione. Ma altrimenti non si comincerebbe nemmeno a lavorare…Devo dire che in questo momento siamo in Zona Cesarini, abbiamo due mesi per lavorare nel miglior modo possibile, e come abbiamo già detto precedentemente dobbiamo fare sistema, difendere la dignità dei giocatori, ed abbassare il debito sportivo per rendere appetibile il Parma, che è una squadra storica, io qualche partita con il Parma l’ho persa, e i tifosi devono sognare di ripartire dalla Serie B. Questo è l’auspicio, ed è anche per questo che sono qui”.
E domani tornerà a San Siro, per anni casa sua. “Domani a S. Siro? Cercherò di rimanere più vicino alla squadra, a partire da domani – spiega. “Sono un uomo di calcio e di campo…. Cercherò di restare vicino alla squadra ma non sono un Direttore Sportivo. Ho anche un incarico con l’Expo, ma starò vicino al Parma, fino al 31 maggio, quando scadrà il mio mandato. Mi sarebbe piaciuto entrare qui come giocatore, ho sempre visto il Tardini pieno…in queste circostanze è meno bello, ma vediamo di lavorare bene”.
E se un giocatore non accettasse di ridurre i compensi? “Prima bisogna fare la panoramica, si determinano gli obbiettivi, poi bisognerà riuscire ad essere convincenti per la strada che dovremo percorrere. Il debito sportivo deve abbassarsi, e bisognerà parlare con i calciatori. Farlo singolarmente sarà difficile, in questo caso bisognerà studiare la strategia migliore e condividerla con loro. I giocatori che sono a Parma meritano rispetto, qualsiasi sia la strada che percorreranno. La messa in mora di alcuni giocatori? Gli asset della società sono sicuramente i calciatori, ognuno ha preso le sue decisioni. Siamo in Zona Cesarini, non so se ci sarà recupero per vincere la partita. Abbiamo delle scadenze, come quella del 15 aprile. Non voglio dire che si vive alla giornata, perchè non è quello che stiamo facendo. Un’idea ce l’hanno, i curatori, me l’hanno comunicata, e a brevissimo vedremo come gestire la situazione legata a coloro che hanno messo in mora il Parma“.
QUANDO ERA UOMO DI LEGA, E IL PARMA TESSERAVA 230 GIOCATORI – “Come l’ho percepito? Ho letto più volte di alcune situazioni. Il calcio ha un valore sociale, ha un valore economico, e chi sta soffrendo di più è il tessuto economico legato ai tifosi e tutti coloro che circolano attorno al Parma. Con un progetto sportivo con oltre 200 giocatori si fa poco, perchè il pensiero di allenare o gestire una rosa così ampia mi ha fatto capire che numericamente non sarebbe mai stata una strategia che avrei potuto fare. Poi c’è stata la conquista sul campo dell’Europa League, e la licenza Uefa non concessa. Questo è stato un segnale chiaro, si è iniziato ad intuire che i problemi erano non più gestibili. Incontrare i tifosi? Ho fatto solo un gol al Parma, quindi potrei incontrarli… Non lo so, io non ho mai visto nessuno dimettersi dal ruolo di tifoso, al massimo è critico ma alla fine gioisce. Il tifoso è sempre vicino alla squadra, ma una delle regole dello spogliatoio è che tutto è contagioso. Trovare la serenità di essere più ottimisti, anche se è difficile, è importantissimo. La stima verso Donadoni non è stata determinante, avrei voluto non lavorare con Donadoni perchè avrebbe voluto dire che avrebbe allenato una società senza questi problemi. Quando abbiamo fatto incontri con i curatori io a Roberto non ho detto nulla, fino al momento della nomina. Sappiamo che il lavoro dei curatori in questo momento è fondamentale. Il paracadute? E’ una speranza molto vicina, perchè se i curatori hanno dato questa notizia hanno avuto un sentore positivo. L’ammontare del paracadute dipende molto anche dalle altre retrocesse, dalle stime della Lega per i debiti e i crediti, quindi in questo momento prima aspettiamo la certezza di quest’aspetto, e poi anche diremo la cifra che la Lega ci comunicherà”.