Un metro e venti di carta. Documenti, scartoffie, pagine infinite stilate per risolvere e liquidare Stt, megaholding fonte della stragrande maggioranza dei buchi del Gruppo Parma.
Un atto che verrà depositato nel brevissimo, per ottenere lo sblocco del prestito ponte da cinque milioni di euro dalla banche e iniziare a pagare i fornitori. Otto gli istituti di credito coinvolti che hanno detto sì all’operazione di ristrutturazione del debito della partecipata: Cariparma, Banca Intesa, Banca Monte Parma, Banca Popolare di Vicenza, veneto Banca, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Unicredit, Unipol Banca .
Il primo a commentare e’ l’assessore al Bilancio Marco Ferretti: “Stiamo chiudendo un cerchio. È stato un piano difficile, sarebbe stato troppo facile farne uno in cui si vendevano le azioni Iren e basta, con questo puntiamo a salvaguardarne il più possibile, è la nostra volontà politica”. Un sacrificio sarà comunque necessario, almeno 22 milioni di titoli su 52 totali (si parla di numeri non di valori). Ed è solo un’ipotesi, ammesso e non concesso che dal patrimonio, leggasi terreni, si ricavino almeno 40 milioni. “Se il mercato immobiliare ripartisse…” – ammettono tra i sospiri – “se ne ricaverebbero 80 milioni. E le azioni Iren sarebbero salve.
Se se se.. Ormai siamo la repubblica dei se e dei ma.
E delle recriminazioni. Ferretti non esenta nessuno da frecciate: “Chi ha segnato il destino delle azioni è stato il precedente Consiglio comunale per salvare il salvabile, quando ormai i buoi erano scappati dalla stalla”.
I NUMERI DEL PIANO – stilati con la consulenza di Ernst&Young, è l’amministratore unico di Stt Luigi Bussolati, a raccontarli. La holding e la sua galassia hanno debiti per circa 95 milioni di euro. Di questi, 35 sono garantiti dal mutuo Efsa trattato con Bruxelles.
“I restanti sessanta dovranno arrivare, appunto, dalle vendite. Sopratutto terreni, come quello dietro a Efsa, o in pancia ad Alfa. Terreni dell’ex scalo merci o di fronte al Cal, ex mercato bestiame. Solo, quasi esclusivamente, terreni.
Per questo Bussolati ammette che “dobbiamo vendere al meglio per risparmiare il più possibile denaro. Abbiamo insistito sul piano perché siamo convinti che una gestione fatta da noi del nostro patrimonio possa dare risultati migliori che una procedura concorsuale, con un commissario a gestire il patrimonio, o peggio ancora un curatore in caso di fallimento”.
IL PRESTITO PONTE – Un altro tassello importante è il prestito ponte dalla banche: cinque milioni e 100mila euro.
Da lì, si pagheranno i fornitori. Ferretti spiega come “le ricadute del piano saranno positive pure per altre società del Gruppo Parma, come il Cal, permettendo di chiudere una serie di partite infragruppo.
A quale costo? Al “tasso del 2% di spread più l’euribor. Un ottimo interesse” – convengono.
E poi? “Nel 2018 l’obiettivo è chiudere. O meglio rendere Stt una scatola vuota”. Che chiuderà, forse. “Io sarò in vacanza” – precisa Ferretti, sorridendo. Problemi di chi subentra, dunque. “Beh, vedrà cosa farne. L’idea è chiuderla” – ammette Pizzarotti.
Annegando con lei (Stt) anni di problemi, gestioni scellerate e di convenienza, debiti. polemiche.