Questa mattina i lavoratori (dipendenti e collaboratori) delle società PARMA FC S.p.a. e Eventi Sportivi S.p.a. e le organizzazioni sindacali di categoria di SLC e NIDIL CGIL di Parma si sono riuniti nuovamente in assemblea per valutare la gravissima situazione che sta attraversando il “Parma calcio” e in particolare per quanto riguarda la mancata corresponsione delle retribuzioni e le prospettive occupazionali nonché la salvaguardia dei posti di lavoro dei dipendenti/collaboratori tutti. Si tratta di 23 lavoratori dipendenti, di circa 14 collaboratori e una decina di lavoratori a partita Iva.
Durante l’assemblea si è convenuto che qualsiasi piano o ragionamento di salvataggio o rilancio di cui si sente parlare e si legge in questi giorni, non possa prescindere da garanzie ben precise in termini di mantenimento dei posti di lavoro.
Certamente, la soluzione ideale sarebbe che la nuova proprietà trovasse le risorse necessarie per evitare il fallimento e pagare quanto ancora dovuto a dipendenti e collaboratori. Al riguardo, i dipendenti sono in attesa di veder corrisposte le proprie retribuzioni dal mese di dicembre, mentre i collaboratori attendono anche da 12 mesi i propri compensi. In tal senso, nonostante le rassicurazioni della nuova proprietà che entro qualche giorno sarà presentato il piano industriale e saranno messe a disposizione le risorse necessarie, fin che non ci sarà qualcosa di concreto tutto ciò rischia di restare l’ennesimo impegno disatteso.
Pertanto, in caso di sentenza di fallimento, è assolutamente necessario che si garantiscano le condizioni per l’esercizio provvisorio anche con un intervento economico della Lega Calcio e Figc per assicurare la conclusione del campionato e la continuità delle attività del settore giovanile; questo consentirebbe di cercare nel frattempo un nuovo acquirente che si faccia carico almeno dei debiti sportivi e di quelli nei confronti dei lavoratori per salvare il titolo sportivo e ripartire con una nuova società dalla serie B, salvaguardando così tutti i posti di lavoro. Altrettanto non sarebbe garantito qualora il fallimento dovesse portare la società a ripartire dalla serie D.
È inaccettabile quanto si sta verificando soprattutto se si considera che fino a pochi mesi fa nessuno ne avesse manifesto sentore. Occorre pertanto riflettere e ridefinire le regole del settore anche per quanto riguarda gli impegni economici a cui le società di calcio devono sottostare nei confronti di dipendenti e collaboratori, ad oggi non tenuti in considerazione dalle norme federali, e non solo di tesserati Figc (calciatori, dirigenti, tecnici, etc); in tal senso occorre un segnale forte e decisioni concrete già dalla riunione di lega in programma per venerdi 6 marzo.