Sono ore di lavoro febbrile, è scattato ufficialmente il count-down per salvare il Parma Calcio, o meglio, quello che ne rimane.
Salvarlo, ben inteso, significa accelerare i tempi di un fallimento pilotato, con vendita del titolo sportivo e ripartenza dalla Serie B, ad oggi lo scenario meno peggiore, al cospetto degli altri che si prospettano.
E il Tribunale, fa sapere una fonte molto vicina, sarebbe al lavoro da venerdì per nominare un curatore atto a, una volta ricevuti i libri contabili, occuparsi il più in fretta possibile di ogni aspetto del fallimento.
E per a cessione del titolo sportivo, con salvataggio all’ultimo respiro.
E’ una soluzione comunque dolorosa, seppur meno dell’agonia di questi mesi, in caso di fallimento pilotato molti dipendenti resteranno probabilmente e drammaticamente a bocca asciutta, ma pare che le alternative non siano molte.
Ripercorriamo gli ultimi giorni.
GIAMPIETRO MANENTI – E’ ufficialmente e formalmente il presidente di Parma Fc. Subentrato a Rezart Taçi, continua a dire di non voler mollare, di essere al lavoro tra due diligence e ricerca del denaro necessario. Millanta fax smentiti dalla Prefettura, e per ora, dei soldi promessi, non si è visto nulla, tanto che la partita di domenica contro l’Udinese è stata rinviata per assenza di sicurezza e rischio che i giocatori, a secco da mesi, si rifiutassero di scendere in campo.
Non si vede a Parma da giorni, ufficialmente perché impegnato a lavorare per il Parma, magari in quella catapecchia a Nova Goriza dove ufficialmente ha sede la Mapi Group, scatola cinese di matriosche vuote con 7.500,00 € di capitale sociale.
Dovrebbe venire domani, per incontrare sindaco e allenatore. Lo aspettano, machete e katana alla mano, anche i tifosi, stanchi di essere presi in giro. Mentre i giocatori rischiano di dover organizzare la trasferta a Genova con le loro auto, giusto per salvare quella dignità che tutti stanno calpestando.
LEGA CALCIO, AIC, FIGC – Ormai sono di casa a Collecchio, vanno e vengono, cercano soluzioni, promettono aiuti. In sunto, faranno in modo che il Parma finisca il campionato per la regolarità dello stesso, tradotto, per non doversela vedere con chi ha speso patrimoni di diritti tv e perderebbe una gara a turno. Lo faranno con il fondo salva squadre, perché l’intervento e il controllo preventivo che avrebbero dovuto fare, è rimasto nel cassetto. Di casa a Collecchio sono anche ufficiali giudiziari e forze dell’ordine: i primi, per portare via il pignorabile. I secondi, per evitare scaramucce. Ormai Parma è un affare di stato: sui quotidiani nazionali e in Questura.
REZART TAçI – La comparsa fantasma. Non ha mai ufficialmente ammesso di aver comprato il Parma, vi ha alternato alla guida un presidente dietro l’altro, Doca, Giordano junior, senior e Kodra, ha comprato Andy Lila (albanese, che dopo 3 minuti si è fatto male), ha detto “scusate mi sono sbagliato, i conti non tornano” e se ne è andato.
PRIMA DI LUI…TOMMASO GHIRARDI e PIETRO LEONARDI – Tanti anni, qualcosa di bello, una fine bruttissima. Ora, il primo, chiama tutti i cronisti confidando di raccontare una verità solo sua che nessuno, ormai, vuole più ascoltare. E nemmeno credere. L’altro combatte con problemi cardiaci, fuori e dentro dalle cline cerca disperatamente soluzioni, perché almeno, seppur non scevro da colpe, è rimasto e ci ha messo la faccia.
LA PROCURA – Ultima ma prima, in questa vicenda. Lei ha chiesto il fallimento, lei ha fissato l’udienza per metà marzo, lei ha sentito ieri Lucarelli e il Sindaco Pizzaotti, lei può accelerare i tempi del Tribunale per mettere fine a questa lenta agonia. Insieme ai giocatori, che da una parte devono tutelarsi, dall’altra non hanno più tempo di accasarsi altrove e probabilmente partiranno con la messa in mora ma porteranno la dignità in campo.
In attesa di sapere, come tutti, che ne sarà di 101 anni di storia di cui quasi nessuno sta avendo rispetto.
Una curiosità, per chiudere col sorriso: a Reggio Emilia, a Giampietro Manenti hanno già dediato una strada…. Chissà, dall’alto della sua mitomania, come gongola.