Tommaso Ghirardi ha dato la sua versione sulla situazione della società crociata, scaricando le responsabilità su Taci, come se il Parma non fosse stato suo fino a dicembre. Lo ha fatto con il blog di Ivan Zazzeroni.
“L’indebitamento “corrente” ammonta a 73,5 milioni – ha detto Ghirardi – Riguarda fornitori, procuratori, personale federale, dipendenti e tasse correnti. Si tratta quindi di debiti che, all’occorrenza, potrebbero essere oggetto di trattativa e accordi di rateizzazione. Attraverso il saldo di una o due mensilità ai dipendenti (calciatori e non) e la copertura di alcune posizioni di fornitori a rischio, la società avrebbe sicuramente il tempo di valutare un progetto industriale serio volto al salvataggio del titolo sportivo. Complessivamente potrebbero essere subito necessari circa 5 milioni“.
“Faccio un passo indietro – ha continuato Ghirardi – il 4 novembre 2014 è stato firmato il preliminare di vendita tra il sottoscritto e Rezart Taci. Fino alla data del passaggio delle azioni (19 dicembre) il Parma non ha avuto operatività poiché era in corso una due diligence. Il 19 dicembre, la firma dell’atto di vendita nel quale Taci, segnalatomi con calore da dirigenti del nostro calcio, indicava chiaramente l’intenzione di garantire la continuità aziendale facendo fronte ai debiti. Da quella data è iniziata, in sede, una seconda due diligence che ha bloccato nuovamente l’operatività.
Il 6 febbraio la società è passata nuovamente di mano. Se Taci avesse immesso nella società anche parte di quanto promesso, la continuità sarebbe stata garantita”.