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Dall’Olio: “Parma Calcio, possibile che nessuno abbia indagato prima?”

Con una nota che apre titolando ‘Il perfetto tempismo delle rassicurazioni di Pizzarotti’, il capogruppo Pd in Consiglio Comunale, Nicola Dall’Olio, entra nel merito della travagliata vicenda che stanno vivendo il Parma Fc, tutti i tifosi e la città. Una storia che riguarda tutto il mondo del calcio, che ha “dell’inaudito e dell’inquietante e non deve ripetersi. Dove sono gli organi di controllo della Figc? Nessuno è intervenuto”.

Poi il consigliere Pd getta lo sguardo sugli ingressi di capitali, provenienti da organizzazioni malavitose, nella società calcistiche: “Chi garantisce che non vengano usate come centrali di riciclaggio?”.

E sul sindaco Pizzarotti Dall’Olio punta il dito verso il suo “protagonismo mediatico; il sindaco non ha capito la vicenda e i personaggi con cui aveva a che fare”. Di seguito il comunicato stampa integrale:

“L’imbarazzante vicenda del Parma Calcio va ben al di là della nostra realtà cittadina. E’ una vicenda di rilievo nazionale che scuote ed investe l’intero sistema calcio, ormai sempre più screditato nei suoi organismi dirigenti e di controllo. La sequenza di passaggi di proprietà e la galleria di personaggi che si sono succeduti nelle ultime settimane alla guida del Parma F.C. ha dell’inaudito e dell’inquietante.

In quale altro ambito economico e sportivo può accadere che una società nel giro di due mesi passi di mano quattro volte e veda avvicendarsi alla presidenza figure improbabili come Pietro Doca, Fabio Giordano, Ermir Kodra e da ultimo tal Giampietro Manenti? Come possono dei notai e dei revisori asseverare l’acquisto di una società indebitata per decine di milioni di euro da parte di fiduciari, fondi off-shore, holding non meglio identificate senza proprietari noti e soprattutto senza garanzie e capitali? Cosa stanno a fare gli organismi di controllo della Figc a cominciare dalla commissione di vigilanza sulle società professionistiche (Co.Vi.Soc)?

In nessun altro paese europeo questo indegno spettacolo sarebbe mai potuto andare in onda. I vari Doca, Giordano, Kodra, Taci e Manenti sarebbero stati messi alla porta molto prima di balzare agli onori della stampa e delle televisioni illudendo città e tifosi. In Italia, invece, tutto questo è stato possibile senza che nessuno, a livello nazionale, intervenisse o dicesse niente.

E’ capitato purtroppo al Parma Calcio, ma poteva e potrebbe capitare benissimo anche ad altre società di serie A. Questo significa che il sistema di verifica societaria e di controllo non c’è o comunque non funziona. Che il sistema calcistico, oltre ad essere opaco, è vulnerabile all’ingresso di capitali di provenienza incerta, per non dire malavitosa.

Se uno spiantato titolare di una società con sede in una stamberga ai confini della Slovenia può acquistare il Parma Calcio e promettere bonifici da decine di milioni di euro chi garantisce, a questo punto, che le società calcistiche non vengano utilizzate come centrali di riciclaggio e non vi siano ingressi di capitali della malavita organizzata, come ha denunciato nel silenzio più generale Don Ciotti?

Comunque vada a finire, quanto accaduto al Parma Calcio non può e non deve più ripetersi. I responsabili diretti, in primis chi ha prodotto il debito cercando poi di nasconderlo sotto un mucchio di balle e di vendite farlocche, devono rispondere alla giustizia e pagare.

Ma da questa vicenda che ci tocca da vicino, come tifosi e come parmigiani, deve anche partire una profonda riforma del sistema calcistico nazionale prendendo esempio da altre federazioni come quella inglese. Le società di calcio professionistico dovrebbero essere sottoposte a regimi di trasparenza e a forme di garanzie analoghi a quelli previsti per le società quotate in borsa. Devono esserci organi di controllo dotati di autonomia e potere sanzionatorio che verificano ed intervengono prontamente espellendo o allontanando chi non ha i requisiti, economici ma anche etici, per guidare una società di calcio. In gioco c’è la credibilità di uno sport che rischia, senza un deciso intervento, di sgonfiarsi.

Tornando al livello locale, rattrista in questa vicenda il comportamento del sindaco di Parma Pizzarotti che è corso di volta in volta ad accreditare questo e quel prestanome, prima con la famosa telefonata al non-presidente Doca, poi con la cena insieme a Taci, da ultimo con le dichiarazioni a Raisport in merito ai pagamenti dei bonifici da parte di Manenti. Vanterie e assicurazioni rivelatesi sistematicamente tutte infondate che danno la misura di quanto poco il Sindaco, accecato dalla sua smania di protagonismo mediatico, abbia capito il contesto della vicenda e i personaggi con cui aveva a che fare. Un po’ più di cautela e di attenzione, tenuto anche conto del proprio ruolo istituzionale, non avrebbero guastato tutelando maggiormente la sua figura e l’immagine del Comune”.

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