Un ragazzo del Sud di Londra, prima di impiccarsi alla trave della sua upper-chic mansarda, ha lasciato scritto i suoi perché. Sperando che servano a chi gli voleva bene ad andare avanti, e al mondo per capirlo.
Eccoli:
“Vorrei dire che ho una malattia incurabile, ma no, non ce l’ho. L’ho battuta anni fa, perché pensavo che vivere valesse sempre la pena. Ora, non lo penso più. Anzi, pensavo. Perché mentre voi leggerete, io fluttuerò tra i fiocchi di smog, le nuvole di neve e i raggi di sole.
Vorrei dire che mi manca qualcosa, ma è una sola, la felicità. La serenità, la pace. Ho perso tutto perdendo quello. Non ho una carriera brillante, ma nemmeno una disastrosa alle spalle. Non ho un lavoro oggi, ma domani potrei organizzarmi per avere da mangiare.
Vivevo una relazione bellissima, con la donna che ho sempre voluto. Ma l’ho incrinata, perché io nella vita so solo buttare via tutto.
Ho amici meravigliosi, una famiglia normale, un fratello cui dovrei fare da esempio: a loro dico grazie. E chiedo di capire: è più difficile scegliere di morire che di vivere, l’attimo dell’addio sarà il più duro di tutta la mia vita, ma non ho la forza di andare avanti.
Non ho ragione di alzarmi la mattina, di uscire, di respirare, ho solo un senso di colpa che mi comprime e logora. Soffoco ad ogni respiro, muoio un po ogni istante.
Veglierò su di voi, mentre vi chiedo perdono”.
Angel