Dieci anni dopo Parma rivive lo stesso incubo, quello del fallimento. Incubo allora scongiurato dalla gestione di Bondi prima e dall’acquisto del club da parte di Ghirardi poi. Lo stesso Ghirardi che però, a distanza di dieci anni, riconsegna alla città una società a pezzi.
L’ex presidente infatti, dopo avere accumulato debiti (sempre negati) per centinaia di milioni di euro, ha passato la mano vendendo il Parma a un misterioso gruppo russo-cipriota rappresentato da una società, tale Dastraso Holdings Limited, creata all’inizio di novembre del 2014 con un capitale di appena 1000 euro.
Società dietro la quale ci sarebbe però l’ombra del ricco petroliere albanese Rezart Taçi che, ad oggi, non si è comunque mai esposto in prima persona lasciando che la presidenza del Parma passasse da Pietro Doca a Fabio Giordano fino all’attuale numero uno Ermir Kodra.
Un vorticoso giro che non ha convinto nessuno, tantomeno la Procura della città emiliana e la Guardia di Finanza che secondo quanto riportato da ‘La Gazzetta dello Sport’ adesso vogliono capire cosa abbia spinto Taçi ad acquistare un club in serie difficoltà economiche e dal futuro sportivo tutt’altro che roseo.
Nonostante questo, peraltro, al termine del calciomercato di gennaio il Parma risulta essere la quarta squadra italiana (dopo Fiorentina, Empoli e Inter) ad avere chiuso le trattative con un attivo, seppure solo di due milioni di euro e a fronte delle pesantissime cessioni di gente del calibro di Paletta e Cassano. Il cui valore complessivo, solo qualche mese fa, si aggirava sui 35 milioni.
Le difficoltà, insomma, restano tutte. E tra ventilati pericoli di calcioscommesse e lo spettro fallimento sempre dietro l’angolo a questo punto si attende che sia la magistratura a fare chiarezza. In attesa, magari, di restituire il Parma a Parma. Anche a costo di ripartire dalla Serie D.