Dopo aver spartito, manuale Cencelli alla mano e in perfetto stile Prima Repubblica, le poltrone della Giunta regionale, Bonaccini, questa volta assieme alla Lega, è passato alla spartizione delle cariche dell’Assemblea Legislativa.
Centrosinistra e centrodestra hanno letteralmente occupato l’Ufficio di Presidenza, opposti a parole ma graniticamente uniti nel boicottaggio del Movimento 5 Stelle, volutamente escluso dalle sette cariche di garanzia e di controllo del bilancio dell’Assemblea: evidentemente il metodo “Patto del Nazareno” fa scuola.
Ci siamo astenuti sul voto a Simonetta Saliera, coerentemente con l’attenzione che riserviamo alla discontinuità tanto promessa in campagna elettorale da Bonaccini e già negata alla prima seduta: nel chiuso delle stanze del Consiglio regionale e in un clima infarcito di retorica, ecco infatti che già durante l’insediamento si è prodotto l’ennesimo misfatto ai danni della democrazia. Sull’attitudine agli scambi di favori, Bonaccini è stato subito imitato dalla Lega Nord nella persona di Fabbri e così la sostanza e l’obiettivo hanno trovato immediata sintonia: trattare le istituzioni come un poltronificio ed escludere il Movimento 5 Stelle, preferendogli addirittura gruppi con due o anche un solo consigliere eletto (evidentemente ritenuti meno scomodi). La verità è che un ruolo di garanzia spettava al Movimento 5 Stelle, non a Fratelli d’Italia: a questo punto il consigliere Foti rinuncerà almeno all’indennità aggiuntiva come avremmo fatto noi?
Se qualcuno si domandava da chi fosse rappresentata la vera opposizione al PD, oggi nell’Aula del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna ha potuto constatarlo dal vivo.
I consiglieri eletti del Movimento 5 Stelle già da oggi, con la presentazione di diversi atti, sono al lavoro, mentre gli altri restano dediti a dividersi poltrone e spartirsi indennità, confermando quindi che democrazia e rappresentanza equa sono solo parole buone per un discorso di insediamento.