Un sistema di monitoraggio insufficiente e inefficiente. La relazione durante il Consiglio comunale monotematico del professor Paolo Mignosa dell’Università di Parma è davvero dura e soprattutto impietosa nei confronti delle falle nei controlli, veri e propri “buchi” che sono tra le cause della alluvione di Parma dello scorso ottobre. L’allerta si sarebbe potuta dare prima? Qualche misura si poteva prendere, qualche macchina poteva essere spostata, qualche struttura evacuata? Forse sì, secondo Mignosa. “Si può valutare il possibile impatto di un evento meteorologico – dice – basandosi sulla portata delle precipitazioni, sulle mappe radar, e iniziare qualche misura, mettere in preallarme le strutture tecniche. Quando la piena è a Marzolara oramai è tardi, anche se sappiamo in che tempi giungerà a Parma. Servono più stazioni di monitoraggio sul Baganza”. Il tutto anche a costo di qualche “falso allarme”, come quelli seguenti alla grande alluvione. Secondp Mignosa, quasi fisiologici.
Ma in Consiglio comunale sono anche andate in scena le polemiche. In particolare estremamente critico nei confronti della giunta è stato il capogruppo Pd Nicola Dall’Olio. “Se il Ponte Nuovo è stato chiuso è stato grazie ai cittadini – afferma ribattendo al Comandante della Polizia Municiaple, che aveva sostenuto il contrario – Più tardi è intervenuta la municipale ma non c’era alcun ordine, e ci sono stati gravi carenze. In particolare manca ancora un vero piano di emergenza di Protezione civile, quello del 2011 è insufficiente, otto pagine mai aggiornate”. Di parere contrario il grillino Fabrizio Savani, secondo cui “il sindaco non ha colpe evidenti, si poteva fare di più, ma col senno di poi sono tutti i professori. Se c’è una responsabilità questa è di un sistema ipertrofico, burocratico, che fa acqua a livello legislativo. Non bisogna individuare colpe, ma capire come si può migliorare”.
Infine, l’approvazione dell’unica delibera in discussione, il riconoscimento del debito fuori bilancio da 465mila euro per i lavori di somma urgenza dovuti all’esondazione del Baganza.