“La necessità di una collaborazione tra le due maggiori (e originariamente complementari) istituzioni pubbliche di produzione musicale della Città, Teatro Regio e Fondazione Arturo Toscanini, è stata da quest’ultima non solo dichiarata sin dal 2006, ma coerentemente e pazientemente perseguita durante tutti gli anni in cui le Amministrazioni sostenute dal centrodestra, succedutesi alla guida della Città fino al 2012, l’hanno ostacolata o addirittura avversata” – esordisce Maurizio Roi, sovrintendente della fondazione Toscanini in risposta alle affermazioni di ieri di Giorgio Pagliari (leggi).
“Il senatore Pagliari lo sa bene, per essere stato a lungo seduto ai banchi dell’opposizione nel Consiglio comunale di Parma, in veste di capogruppo del PD, ed essersi trovato in più di un’occasione coinvolto accanto alla Fondazione Toscanini e a me personalmente in confronti privati e pubblici che hanno alla fine prodotto risultati concreti e innegabili.
Mi riferisco in primo luogo alla Stagione sinfonica che da quasi un decennio attrae all’Auditorium Paganini un pubblico vasto e appassionato (da quest’anno addirittura su due turni d’abbonamento).
“Nuove Atmosfere”, realizzata da Fondazione Toscanini con risorse proprie, ha liberato il Teatro da un oneroso impegno di budget, senza per questo privarlo dello specifico contributo ministeriale che il Regio continua a ricevere per l’attività concertistica connessa alla propria programmazione (una quindicina di concerti annui, non necessariamente eseguiti da complessi sinfonici o cameristici locali). Mi riferisco anche al partenariato artistico che vede la Filarmonica Toscanini suonare “in buca” dal 2012 al Festival Verdi e, ogni volta che le condizioni produttive lo rendano possibile, anche alla Stagione lirica del Teatro Regio. Mi riferisco inoltre alla gestione di servizi prima esternalizzati a caro prezzo (come la rete informatica o l’elaborazione delle buste paga), e di cui entrambe le istituzioni godono ora in modo condiviso e con l’impiego di personale proprio, tramite Aterconsorzio. Mi riferisco infine alla messa in comune del servizio di Biglietteria, svolto a partire da quest’anno dal Botteghino del Regio anche per le attività cittadine della Toscanini, con un ovvio recupero di costi per entrambi.
L’importanza, anche economica, della collaborazione istituzionale che ho appena descritto, e che non può certo apparire un disvalore, risiede a mio avviso in un solo e comune punto di interesse: quello della vita culturale e musicale di Parma. Anche in questo campo, e da tempi che risalgono molto addietro al presente, la Città ha saputo segnalarsi ben oltre i propri confini per la qualità e la ricchezza della sua produzione, tutti lo sanno. Così come è altrettanto noto il momento difficile che oggi Parma attraversa anche su questo versante. Qual è la strategia politica che il senatore Pagliari auspica a questo proposito? Quella che ciascuno torni a fare per sé, nel timore che il Regio possa diventare “una sorta di teatro di servizio, un satellite e non un pianeta”, come invece vorrebbero “la sua tradizione” e “gli interessi economici e turistici della nostra città”?
Sotto questo profilo, e per quanto concerne l’Istituzione pubblica che rappresento, mi sento di poter offrire ai timori espressi dal senatore Pagliari la più ampia e pacata rassicurazione: esula totalmente dagli interessi, dagli obiettivi strategici e dalle concrete possibilità della Fondazione Toscanini e dei suoi attuali dirigenti il disegno di “interferire” in qualsiasi modo e sotto qualsiasi veste nel processo avviato dal Consiglio di Amministrazione del Teatro Regio per approdare alla nomina di “una qualificata e forte direzione, in grado di realizzare anche quelle collaborazioni pubblico – privato necessarie per un definitivo consolidamento del Festival Verdi e del Teatro Regio”, per usare le parole stesse del Senatore.
Non tocca certo a me o alla Fondazione Toscanini entrare nel merito delle procedure di tale scelta, o delle modalità di riservatezza che correttamente le accompagnano a garanzia dei candidati partecipanti, e alle quali tutti dovrebbero attenersi. Voglio tuttavia sottolineare con forza, a tutela del buon nome della nostra Istituzione, nonché della reputazione e dell’integrità dei suoi dirigenti, che quando il senatore Pagliari allude scopertamente a nostre presunte “interferenze” nella procedura ricognitiva in atto (tramite la persona del “suddetto Direttore”), si dimostra semplicemente male informato riguardo ai fatti.