Alla Arquati la riorganizzazione continua ed i lavoratori non hanno tregua.
Dal 2008 pur di mantenere un sito produttivo storicamente radicato sul territorio, salvaguardare l’occupazione e scongiurare la definitiva chiusura, l’Arquati, anche grazie all’interessamento delle istituzioni, ha beneficiato di aiuti, sgravi e facilitazioni nonché del grande senso di responsabilità dei lavoratori. Lavoratori che sono passati attraverso vari passaggi societari, come in un gioco di scatole cinesi, pagando un prezzo altissimo in tema di salario e tutele e che oggi sono punto e a capo.
Infatti, nei vari incontri, è emerso che gli esuberi dichiarati, che tali poi non sono, sarebbero invece finalizzati ad alleggerire i costi aziendali per facilitare e rendere appetibile l’acquisizione da parte di un nuovo imprenditore che dovrebbe subentrare nel nuovo anno. È questa logica speculativa, che attraversa gran parte dell’imprenditoria italiana, che la porta a ricercare la via più breve per ottenere facili quanto effimeri guadagni.
E intanto i lavoratori, di passaggio in passaggio, stanno inesorabilmente scivolando verso un epilogo drammatico, perché tale è la condizione di chi oggi perde il lavoro. Per queste ragioni, le organizzazioni sindacali di categoria FILLEA CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL e le RSU dell’Arquati hanno richiesto l’apertura urgente di un tavolo di crisi istituzionale.
A breve si terrà un’assemblea con i lavoratori per decidere le ulteriori azioni di lotta tese a garantire il sito produttivo ed i livelli occupazionali.