E’ arrivato a Parma alle 15,30 Matteo Renzi. Trenta minuti di ritardo, e via subito da Pizzarotti, a Ponte Taro. Poi in Dallara.
Nel mentre il centro storico viene blindato, la tensione sale, una 50ina di appartenenti ai centri sociali, sindacalisti e disoccupati scaramuccia un pò, la polizia li carica a pochi metri dal municipio.
Dove il Premier arriva alle 18: un breve incontro con Pizzarotti, la Giunta, i Parlamentari locali. Venti minuti, e via in sala consiliare.
Ad attenderlo quasi tutti i 46 sindaci della provincia, e Pizzarotti, ovviamente, a fare gli onori di casa.
Si parla di alluvione, il sindaco chiede vengano sbloccati i fondi per la cassa d’espansione sul Baganza. “I danni sono 150milioni totali” – spiega.
Poi una frecciatina sulla legge di stabilità: “A Parma mancano 15 milioni con questa legge di stabilità. I Comuni hanno il polso delle difficoltà dei cittadini, chiediamo al Governo un impegno a sostegno”.
Pronta la replica del Premier: “A Parma abbiamo deciso di dare attenzione ai temi del lavoro perché questa è la priorità. Negli ultimi sei mesi si è bloccata una emorragia di posti di lavoro dopo quasi un milione di posti persi in sei anni. Per cui abbiamo visitato aziende del territorio che investono, anche per far capire il messaggio che imprenditori e lavoratori si tirano su le maniche e lavorano insieme. Parma è una realtà importante sotto molti punti di vista, qua si corre il gran premio dell’innovazione. In mezzo pomeriggio ho visto tante belle storie“.
Poi stop alle lamentele, spazio a ciò che funziona, va riconosciuta l’importanza dell’export per tenere in piedi il lavoro in Italia: “Abbiamo molti problemi ma anche straordinarie capacità per cui basta raccontare solo lamentele. All’estero ci invidiano molti aspetti”.
Poi la replica sul patto di stabilità: “Dobbiamo entrare nella logica in cui lo Stato deve dimagrire e questo significa un lavoro difficilissimo di semplificazione. Ma anche le realtà locali, che hanno contribuito fin troppo, abbastanza, devono essere messe in condizioni di fare parte di questo percorso ma con una libertà da obblighi assurdi. Faccio un esempio, nella vecchia legge di stabilità se il comune vende un immobile deve contribuire a ridurre il debito. E’ una presa in giro, perchè con quei soldi i comuni magari fanno un investimento sugli asili nido. Allarghiamo lo spazio di patto di stabilità dell’80%, di fatto il prossimo anno il patto non c’è: avete progetti pronti, cantieriamoli”.
E una battuta sulle province: “Non possiamo immaginare che le province tornino ad avere lo stesso significato e siano la stessa macchina di prima perchè devono essere un ente di secondo livello. E’ chiaro che si riducono dipendenti agevolando gli spostamenti e non si fa turn over. La Provincia è un’assemblea di colleghi sindaci che affronta i problemi con uno sguardo istituzionale”.
Alla fine, via di corsa in Barilla. L’ultima delle eccellenze rimaste alla nostra città da visitare.