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Parmacotto, le sigle sindacali scontente: “Prendono solo tempo”

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Si è tenuto ieri presso l’Unione Parmense degli Industriali il primo tavolo delle trattative per la gestione della complessa situazione di Parmacotto, che come noto è in attesa di conoscere dal Tribunale il nome del commissario giudiziale e di sapere se verrà accettata la richiesta di concordato preventivo.

Ma l’incontro ha soddisfatto solo parzialmente il sindacato di categoria U.i.l.a, che fa sapere come “la prima importante conseguenza della domanda presentata è l’interruzione di ogni azione esecutiva individuale di aggressione del patrimonio aziendale da parte dei creditori, atto che di fatto dal nostro punto di vista, considerata la situazione critica maturata era auspicabile perchè preserva e garantisce oggi i 200 lavoratori occupati nei due stabilimenti di san Vitale Baganza e di Marano”.

“Ma – prosegue la nota a firma Sergio D’Alba, ed ecco le magagne – il piano, seppur solo abbozzato in estrema sintesi nelle sue linee generali di indirizzo, appare complicato nella sua realizzazione, la sua idoneità e le garanzie che dovrà contenere per la salvaguardia dei creditori sociali dovranno essere valutate dal Tribunale che ne dichiarerà o meno l’ammissibilità nominando nel caso un commissario e un giudice delegato che sorveglieranno Parmacotto nell’attività di amministrazione e sulla redazione della proposta/piano industriale da sottoporre ai creditori. La sostanza è che dobbiamo attendere i contenuti del piano industriale e le relazioni mensili per capire se il percorso pensato è percorribile o meno” – conclude D’Alba.

Cui fa eco Luca Ferrari, della Flai Cgil.

“Abbiamo preso atto della richiesta di concordato preventivo, e adesso ci prepariamo a stare addosso all’azienda e a compiere tutti i passaggi e gli incontri necessari. Ma una proposta così ha il fiato corto”-  commenta- è un po’ una minestra riscaldata. Siamo perplessi sul progetto industriale della proprietà: se fino adesso non hanno funzionato le terapie di questo management non credo possano funzionare per il futuro. Non si può parlare di una svolta rispetto al passato, ecco, è un piano che ci fa stare in attesa”, considera sempre Ferrari.

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