Tre punti. Una serata da incorniciare, coi profumi dell’autunno e della nebbia mischiati a quello della vittoria. Una rondine non fa primavera, e non sarà una vittoria contro un’Inter, nobile ma dimezzata, decretare la guarigione di questo Parma in grande difficoltà, ma la luce in fondo al tunnel ora risplende. Gia a Torino, in un secondo tempo jelattissimo, si era accesa una luce flebile, sommessa e sconvolta dal vento della sconfitta, ma quanto di buono visto all’Olimpico ieri sera è diventato realtà. Una vittoria di cuore e polmoni, grinta e coraggio. Sfacciataggine di chi non ha nulla da perdere, mischiata a voglia di dimostrare che no, brocchi e comparse non vestono la maglia crociata. Cassano, come sempre quest’anno, più di sempre in carriera, ha preso per mano compagni e squadra, individualità finalmente diventate obbiettivo comune, e le ha portate oltre l’ostacolo con la complicità di un Lodi vicino ai propri standard di De Ceglie, alla prima doppietta di ducato vestita. Il resto è una difesa che chiude col cuore e un Mirante che si, ora fa il portiere davvero, Come se all’improvviso quella burocrazia diventata incubo in estate e deferimenti ora, fosse stata chiusa in un faldone, in qualche aula di tribunale ora lontana dal campo. Se una rondine non fa primavera, sognarla non è reato. Domenica, a Torino, si chiedono solo conferme di gioco, di solidità, di volontà, di gruppo. Già un punto sarebbe gioia. Il campionato del Parma è iniziato ieri. Ora, largo ai ragazzi di Donadoni.